Anche se la maggior parte delle metodologie neuroscientifiche fornisce le principali garanzie processuali, sia in relazione alla libertà morale che all’ autodeterminazione, nonchè all’affidabilità dei risultati, si rileva ancora una profonda diffidenza nei confronti di tale disciplina. Valutata la straordinaria capacità di accertamento che contraddistingue le prove scientifiche, caratterizzate da margini di errore molto bassi, un’ atteggiamento di netta chiusura rischierebbe di ripercuotersi sulla verità processuale, dell’imputato magari innocente, essendo difficilissimo che tale verità coincida in toto con quella storica, essendo impossibile raggiungere, all’interno del processo, una ricostruzione certa del fatto. Se l’intento in un processo è di ricostruire i fatti con il minor grado possibile di errore, un considerevole aiuto per ridurre il margine di approssimazione della verità processuale può sicuramente giungere dalle prove scientifiche. In conclusione, seppur la strada da percorrere è appena iniziata è necessario apprezzare il contributo delle neuroscienze all’interno del processo penale, che consentirà con i potenziali sviluppi futuri di avvicinare sempre di più verità processuale e verità storica, garantendo, di conseguenza, decisioni sempre più giuste a tutela dell’imputato”.

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