Chi è l'”uomo”? Nonostante gli straordinari risultati ottenuti dalle scienze biologiche, mediche e psicologiche, Max Scheler (1874-1928) osservava che mai come nella nostra epoca l’uomo è risultato tanto tragicamente enigmatico a se stesso, eppure mai come ora gli è sorto quel “coraggio della verità” necessario a tentare una nuova risposta oltre i consumati confini dell’antropocentrismo, del soggettivismo e del riduzionismo. Ne La posizione dell’uomo nel cosmo – opera che Maria Zambrano ebbe a definire “immortale” Max Scheler non deduce l’uomo da un’essenza astratta o da un sistema chiuso, ma lo scopre come un interrogativo, una direzione aperta. L’uomo diventa l’atto con cui la vita trascende se stessa, l’essere capace di dare una nuova forma alla propria esistenza negli spazi ex-centrici che si aprono oltre la chiusura ambientale, che caratterizza invece l’animale. “La posizione dell’uomo nel cosmo” è una delle maggiori opere filosofiche del Novecento. Viene proposta qui la versione pubblicata da Max Scheler nel 1928. Il testo che finora abbiamo conosciuto (e che è stato accolto anche nell’edizione delle opere di Scheler in tedesco) è invece il frutto di un ampio rimaneggiamento compiuto dalla moglie di Scheler nel 1947. Il testo è preceduto da una “Guida alla lettura” e correlato da un ampio commento e “Glossario

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