Ed io che credevo di vedere con gli occhi! Invece, in realtà alla fine si vede con il cervello. Detto in altro modo: se quella cosa che c’è proprio adesso, lì davanti ai miei occhi, mentre scrivo al computer o faccio qualsiasi altra cosa, non è presente, o meglio decodificabile dal mio cervello, io non la vedo. Quindi possiamo vedere solo ciò che abbiamo già visto, cui abbiamo dato un significato, qualcosa che cataloghiamo per analogia o somiglianza a qualcos’altro già vissuto o conosciuto. Le informazioni, condotte sotto forma di frequenza dal nervo ottico, sono automaticamente adattate, distorte, eliminate in parte o totalmente, oppure ricostruite in qualcosa di possibile e interpretabile per il cervello.

Cioè, noi vediamo solo quello che già sta nel nostro cervello, quindi nelle nostre credenze ed esperienze; non vediamo quello che probabilmente c’è, ma solo ciò che è possibile vedere, udire o sentire per noi in quel momento. I valori, le credenze e i programmi automatici inseriti nel nostro “disco fisso” focalizzano la nostra attenzione, su una cosa piuttosto che un’altra, quindi due persone possono vivere la stessa situazione esterna in modi differenti, a volte opposti. Noi calpestiamo lo stesso suolo, ma viviamo in mondi diversi; mondi creati da quello che crediamo. Adattiamo in maniera perfetta le situazioni alle nostre credenze e aspettative.

Che tu creda di farcela o di non farcela, avrai comunque ragione

Henry Ford

Alla luce di ciò, non è possibile non chiedersi se esiste veramente il mondo esterno o se è solamente un riflesso del nostro ricco (o povero) mondo interiore. Ma se così fosse, allora basterebbe cambiare la visione interiore che abbiamo di noi stessi e del mondo, modificare o aggiornare qualche programma del nostro “computer” (per computer intendo principalmente la mente subconscia, dove stanno i programmi esecutivi e interpretativi automatici, e non la mente conscia) per cambiare anche il mondo lì fuori, quello fisico che consideriamo concreto e reale.

Chi o cosa aggiorna i nostri software interiori? È possibile che noi esseri umani, siamo sia l’hardware sia il programmatore e, perché no, anche i software? Come possiamo programmare noi stessi per quello che desideriamo? È chiaro che la mente conscia da sola non riesce a farlo, perché non è un suo compito (può fare solo quattro cose e vedremo questo paradigma più avanti).

Molti di voi sanno già che uno degli strumenti più potenti di (ri)programmazione di massa è la televisione e i mass media in generale. Soprattutto quando siamo davanti a delle immagini trasmesse, la parte critica della mente conscia abbassa le barriere di protezione, e permette quasi a qualsiasi cosa di essere accettata acriticamente dal subconscio. La pubblicità, le istituzioni, le religioni etc., utilizzano degli stratagemmi visivi di associazione e linguistici, continui e subliminali, portandoci a credere ed essere sicuri di qualcosa creato ad hoc, qualcosa che non abbiamo chiesto e magari non vorremmo dentro di noi.

Naturalmente anche noi stessi possiamo riaggiustare qualche programma interiore, diventato obsoleto o inadeguato. Bisogna utilizzare degli strumenti che ci consentano di superare la barriera critica della mente conscia e andare a “riscrivere” o sovrascrivere i vecchi programmi in parte o totalmente, o anche di istallarne di nuovi.

Facile, no?

Per iniziare questo lavoro di riprogrammazione su noi stessi, si parte – sempre! – dalla consapevolezza, dalla Presenza, dall’esserci veramente nel qui e ora (nulla di nuovo sotto il cielo!), prendendo in considerazione ipotesi, teorie o esperienze che non si erano nemmeno pensate; quest’atteggiamento amplifica la nostra mappa mentale e prepara il giardino interiore ad accogliere nuove specie di piante, con potenziali frutti inimmaginabili.

Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.

Albert Einstein

Il limite che ci accomuna tutti quanti è che, non possiamo sapere quello che non sappiamo! E ciò che non sappiamo o consideriamo possibile, non lo vediamo; per noi semplicemente non esiste per quello che è veramente.

Sì, mi rendo conto di aver fatto bene, in quel momento durante la lezione di anatomia e fisiologia, a non formulare i miei pensieri ma oggi i tempi sono forse più maturi, e il rischio di essere deriso sulla pubblica piazza è minimo, e sinceramente adesso anche di poca importanza per me.

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